Porci in libertà
La Ca' Granda aveva assorbito l'antico ospedale di Sant'Antonio che veniva anche chiamato "ad porcorum", cioè "ai porci". Questo strano appellativo si doveva sia alle condizioni igieniche in cui versava sia al fatto che qui venivano veramente allevati alcuni maiali, dal cui grasso si ricavava un unguento prezioso, ricco di vitamina B, per curare il fuoco di sant'Antonio. Questa è una malattia, molto diffusa all'epoca, che si manifesta con bruciori e dolori nevralgici fortissimi. Si occupavano dell'allevamento, della produzione della pomata speciale e della conduzione dell'ospedale i padri Antoniani. Sant'Antonio Abate era protettore degli animali e raffigurato spesso insieme a un porcello. Come guaritore dai bruciori dell'Herpes zoster, cioè del fuoco di sant'Antonio, era spesso raffigurato con una fiamma accanto (e infatti viene anche invocato contro il fuoco ed è considerato il protettore dei vigili del fuoco). I padri Antoniani erano riusciti a ottenere dall'autorità cittadina il permesso di far circolare liberamente per le strade i loro animali che erano riconoscibili da una "T", il segno araldico che segna la stampella, cioè il soccorso al malato, marchiata a fuoco sul dorso dell'animale. Chi li maltrattava o li uccideva veniva punito duramente, anche se ogni tanto qualcuno di questi pingui animali spariva per finire sulla tavola di qualche famiglia numerosa e affamata.
(tratto da: I segreti delle vie di Milano: curiosità, aneddoti, personaggi della nostra città. Ottava puntata: Corso di Porta Romana, Ca' Granda e dintorni, Milano, Il Giorno, 1995).